Cari amici rotariani,
il tempo corre veloce e già un anno è passato dalla mia
designazione a Governatore, nel corso del primo
Congresso del Distretto a Firenze.
Un anno ricco di attività, di realizzazioni, di vicende
liete e tristi; un anno fecondo di vita rotariana che
pure in un clima di crescenti difficoltà ha visto il
nostro Distretto sempre più forte, sempre più unito,
sempre più impegnato, come abbiamo potuto constatare
dalla bella relazione che il Governatore Galletti ha
fatto ieri all’Assemblea.
Siamo giunti così al momento da me desiderato e temuto
di assumere la direzione del Distretto. Desiderato
perché in quest’anno di attesa e di preparazione ho
predisposto un programma di attività che sono ansioso di
realizzare con la indispensabile, fraterna
collaborazione di tutti i rotariani; temuto perché si
tratta di un compito non facile che l’opera valorosa dei
miei predecessori ha posto su un piano così elevato da
rendermi veramente perplesso sulle mie capacità di
adeguamento.
Questo annuale avvicendarsi nelle cariche rotariane
richiama ogni volta alla mente il succedersi delle
staffette, felice richiamo perché al pari delle
staffette noi riceviamo una fiaccola di idealità che
dobbiamo portare senza soste sempre più avanti.
Questa fiaccola avrei dovuto riceverla dalle mani
dell’amico Battistini, il quale con tanto fervore e con
tanto prestigio aveva iniziato la sua tappa, prodigando
le virtù della sua mente e del suo cuore
nell’assolvimento di un servizio che egli sentiva in
funzione di alto magistero, ma è stato proprio il suo
cuore generoso a cedere allo sforzo che la instancabile
volontà di andare sempre più oltre, ha reso superiore
alle sue possibilità.
Da allora egli si è appartato pur rimanendo
spiritualmente vicino a noi, confortato dall’assistenza
affettuosa e coraggiosa della sua compagna, la signora
Enrica, che desidero ricordare con un sentimento di
profonda ammirazione e additare come esempio di virtù
rotariana perché in lei il servire si è esaltato nella
solidale fraternità del dolore e nella dolce
sollecitudine materna.
Massimo Galletti ha così dovuto riprendere l’incarico
che nell’anno 1972-73 aveva assolto nella maniera
migliore, con la signorilità e la saggezza che gli sono
proprie. A lui va il merito di avere tenuto a battesimo
il nostro Distretto, che anche in virtù della sua opera
avveduta poté realizzare fin dal primo anno di vita una
valida ed operante unità.
Ora questa sua opera si è accresciuta di nuovi meriti
perché egli ha accettato di servire ancora, senza
misurare il sacrificio, conducendo a termine con
rinnovata dedizione il compito che Battistini aveva
dovuto interrompere e lo ha fatto anche questa volta
nella maniera migliore.
E so di non sminuire il riconoscimento dei suoi meriti
se lo associo nella nostra considerazione alla cara
signora Lidia, che lo ha accompagnato nelle sue numerose
peregrinazioni, dando a lui l’incoraggiamento della sua
presenza e a noi il piacere di accoglierla nuovamente
nei nostri Club.
Nel confermare ai Governatori Battistini e Galletti i
sentimenti di gratitudine di tutto il Distretto, non
posso dimenticare l’opera preziosa e valorosa dei loro
diretti collaboratori, i rispettivi Segretari Belletti e
Ariani, i quali si sono prodigati con quella competenza
e con quella sollecitudine che tutti abbiamo avuto larga
possibilità di apprezzare.
L’Assemblea annuale del Distretto rappresenta il primo
incontro ufficiale fra il Governatore e gli esponenti
dei Club eletti per l’anno che sta per iniziare ed è in
questa occasione che si deve stabilire un rapporto di
reciproca stima e di schietta collaborazione, premessa
indispensabile per un proficuo lavoro.
Siamo riuniti nella bella città di Prato che ha nobili
tradizioni di operosità e di cordiale ospitalità e
proprio per queste virtù, così congeniali allo spirito
Rotariano, io ritengo che sia stata felicemente scelta a
sede del nostro più importante incontro annuale, nel
corso del quale vengono fissate le direttrici del lavoro
che dovremo poi svolgere con serena cordialità di
azione, così da rendere più facile e più gradito il
successo.Forse mai l’umanità è stata percorsa da
eventi di così vasta portata come quelli che stiamo
vivendo.
Conquiste scientifiche hanno aperto orizzonti nuovi,
nuove istanze politiche e sociali, profondi turbamenti
economici hanno creato problemi sempre più urgenti e la
ricerca di un orientamento si realizza faticosamente in
un clima di inquietudine e di incertezza che pone a dura
prova la serenità del nostro lavoro, la fiducia del
nostro avvenire e la nostra stessa pace.
In questo contesto l’idea rotariana si colloca con
parole di umiltà ed insieme di grande dignità.
Servire dimenticando se stessi.
Servire perché le energie che assai spesso si
esauriscono nella lotta sterile e nella incomprensione
che divide, possano invece raccogliersi e potenziarsi
per il più rapido conseguimento di risultati, capaci di
dare al mondo un durevole assetto di maggior progresso,
di stabilità economica, una nuova serenità, una fiducia
che insieme alla libertà e alla pace rappresentano le
istanze di ogni uomo civile.
E come questa azione debba svolgersi ce lo ha detto
William Carter nel messaggio col quale or è un anno
impartiva le sue direttive, assumendo la Presidenza del
Rotary International: “Cerchiamo quello che ci unisce,
non quello che ci divide”. Per gli uomini di buona
volontà assai superiori sono i motivi di unione rispetto
a quelli di divisione.
Ma il presupposto dell’unione è la conoscenza, che è poi
anche il presupposto dell’amicizia, dalla quale nasce la
vera collaborazione.
Bisogna dunque promuovere questa conoscenza
incominciando da noi, dai nostri Club, dai nostri
Distretti.
Pochi giorni or sono, all’Assemblea Internazionale a
Lake Placid, il nuovo Presidente William Robbins,
riprendendo la esortazione del suo predecessore, per
quella logica continuità di azione che ha caratterizzato
i 70 anni di vita e di affermazione del Rotary,
impartiva a tutti i Governatori ed a nostro mezzo a
tutti i Rotariani, la consegna per il nuovo anno che
deve costituire il filo conduttore della nostra azione:
“Ravvivate lo spirito del Rotary” e nei sette punti
seguenti indicava la via da percorrere:
- formando degli uomini;
- aumentando il numero dei soci di qualità;
- organizzando nuovi Club;
- lavorando con i giovani;
- cercando di seguire la vostra propria via verso la
pace;
- vivendo lo spirito del Rotary in tutto ciò che fate;
- interessandovi personalmente della vostra comunità.
Non è in questa sede che si può procedere ad
un’analisi approfondita di queste direttive al fine di
trarne quanto può esserci utile per meglio orientare la
nostra azione. Lo faremo nel corso dell’anno in apposite
riunioni e sarà materia di trattazione nella mia lettera
mensile e di discussione nelle riunioni di Club.
A noi preme ora di raccogliere l’essenza di questa
consegna che impegna tutti noi che crediamo nel Rotary e
che traccia un programma di lavoro stimolante, nel quale
l’efficienza del Club si pone come condizione
essenziale.
Ventiquattro anni di appartenenza al Rotary mi
consentono di affermare senza tema di dubbio che un Club
non è in grado di assolvere la sua vera funzione se
tutti i soci non sono legati da stima e da sincera
amicizia, così come un Governatore non può assolvere
adeguatamente il suo compito se non promuove la più
larga conoscenza fra i Club del suo Distretto,
facilitando in pari tempo i rapporti con gli altri
Distretti.
La mia azione di Governatore tenderà dunque a
svilupparsi in tale direzione, certo della consapevole
collaborazione di tutti voi.
Nel rispetto dell’affermazione pronunziata dal Consiglio
centrale del Rotary International 1962-63, che
confermava la sostanziale autonomia dei Rotary Club,
cercheremo insieme di coordinarne l’attività, di
promuovere iniziative per renderne più efficace l’opera,
più uniforme l’ordinamento, facilitando in pari tempo
non solo i Club-contatto e gli Interclub, dentro e fuori
del Distretto, ma anche quelli interpaese, i forum di
studi, affinché l’intervento del Rotary in problemi di
interesse umano, sociale, economico, culturale, tecnico
e scientifico sia incisivo e tenuto nella giusta
considerazione.
Dovremo poi curare con particolare sollecitudine i
rapporti con i giovani; per assicurare la continuità di
una buona piantagione, bisogna disporre di un buon
vivaio.
Ed ecco quindi la seconda consegna: un Rotaract, un
Interact a completamento di ogni Club.
So che sussistono difficoltà di varia natura. Ci sono
state esperienze non favorevoli e ci sono premesse che
lasciano motivo a incertezze. Esamineremo, in reciproca
buona volontà, caso per caso in occasione della mia
visita, e se necessario tornerò da voi per valutare e
possibilmente superare queste difficoltà.
A proposito di giovani ricordo la Rotary Foundation e le
Borse di Studio che sono certo fra le iniziative più
congeniali e più importanti, ma che richiedono un attivo
interessamento.
L’assiduità alle consuete riunioni è indubbiamente un
indice della efficienza del Club. Nel rispetto delle
norme statutarie, spetta ai Presidenti ed ai rispettivi
Consigli di esaminare la posizione di ogni socio tenendo
anche conto dell’anzianità e dei meriti, ma intervenendo
con decisione nei confronti dei nuovi ammessi negligenti
e degli assenti abituali ingiustificabili.
Al Rotary si appartiene non per ambizione o per
ricavarne vantaggi, ma per servire.
Per accrescere il nostro prezioso patrimonio di
conoscenze e di amicizie affido ora alla vostra
sensibilità una terza consegna: nel corso di quest’anno,
ogni rotariano partecipi almeno ad una riunione di Club
diverso da quello di appartenenza.
E infine, ripetendo le parole di Robbins, la quarta ed
ultima consegna: “Organizziamo nuovi Club, aumentiamo il
numero dei Soci di qualità: se l’aumento si arresta
comincia il declino”.
I Club eccessivamente grandi per territorio e per numero
di soci, difficilmente conservano una soddisfacente
funzionalità. Le riunioni sono meno produttive in senso
rotariano, i rapporti di conoscenza e di amicizia fra i
soci sono meno approfonditi ed anche i dirigenti non
possono seguire da vicino l’attività, l’assiduità dei
propri iscritti.
La ricerca di nuovi soci è poi meno accurata se il
comprensorio del club è relativamente troppo vasto.
Bisogna avere il senso della giusta misura ed accogliere
la nascita di un nuovo Club con gioia, non come una
rinunzia.
Quanto all’acquisizione di nuovi soci, occorre operare
con avvedutezza. Ricordiamoci che il Rotary deve
raccogliere persone qualificate, i cui requisiti sono
ben precisati dai nostri statuti. E’ necessario rendere
abbondante questa raccolta, ma non trascurare la
qualità.
Vi segnalo altresì l’opportunità di tenere in maggiore
considerazione la categoria dei soci attivi aggiunti che
può risolvere problemi di classifiche e dar modo di
accrescere utilmente i nostri effettivi.
Non poche difficoltà finanziarie si presenteranno tanto
ai Club quanto al Distretto per la crescente
lievitazione dei costi e dovremo superarle. D’altro
canto un programma che non tenesse conto della spesa
relativa, si concreterebbe fatalmente in una
enunciazione teorica, ma il ricorso a maggiori entrate
non dovrà andare disgiunto da ogni possibile economia
che tutti accetteremo con spirito di comprensione.
Nel corso dell’anno ho in programma di tenere frequenti
contatti con i dirigenti dei Club e gioverà a questo
fine la ripartizione in gruppi disposta per affinità di
caratteristiche e di problemi e per facilità di
comunicazioni.
Annunziare a questo punto la promozione di particolari
iniziative sarebbe venir meno al programma di azione
concordata che mi sono proposto, ma voglio ricordarvi
che in ottobre si svolgerà la celebrazione del
Centenario della nascita di Guglielmo Marconi, promossa
dai Club di Bologna in unione col 187° Distretto e con
tutti gli altri Distretti italiani.
Se è vero che il genio di Marconi si colloca fra quanti
hanno dato all’umanità il più alto contributo per una
nuova civiltà, nella quale l’opera del nostro Grande è
fondamento e mezzo di ogni ulteriore realizzazione,
talché egli appartiene ormai al mondo intero, è
altrettanto vero che la sua patria è l’Italia, che in
terra di Bologna egli nacque e compì la sua
preparazione, militò nel Rotary ed era naturale che il
Rotary di Bologna insieme a quelli di tutta Italia,
assumesse l’impegno di ricordarlo degnamente,
contrapponendo il suo legittimo orgoglio ad un meschino
sentimento di parte che avrebbe rischiato di lasciar
passare sotto silenzio questa data.
Durante questo anno tre Club: Firenze, Livorno e Parma
compiranno mezzo secolo di vita e noi dovremo
festeggiarli non solo per il traguardo raggiunto con un
brillante stato di servizio, ma anche per essere stati i
primi a portare e a divulgare nel nostro Distretto
l’idea rotariana.
Il Congresso del Distretto si svolgerà a Punta Ala dal
16 al 18 Maggio e l’Assemblea la terremo a Ferrara nei
giorni 21 e 22 Giugno.
Queste due sedi sono state scelte non solo tenendo conto
delle loro possibilità ricettive, ma anche della
piacevole ospitalità che sono in grado di offrire.
Ferrara, la città estense, culla di artisti insigni che
hanno esaltato la sua bellezza e onorato la sua fama; la
città dai meravigliosi palazzi che alla delicata armonia
delle linee architettoniche aggiungono la raccolta
serenità dei cortili, dove lo spirito di chi vi si
rifugia, sottraendosi al clamore della vita esterna,
ritrova una pace che sembrava perduta.
Punta Ala, un lembo di Maremma toscana proteso sul mare,
dove le opere murarie si nascondono fra gli alberi per
timore di ferire la bellezza della foresta, nella quale
il cinghiale regna ancora con l’accigliata espressione
di un antico feudatario. Un lembo di terra grossetana,
che è un po’ anche la mia terra.
Queste qualità, aggiunte all’impegno dei rispettivi Club
di offrire una cordiale accoglienza, garantiscono la
scelta felice e insieme il risultato più soddisfacente.
Cari amici,
questo è il mio programma di lavoro. Un programma nel
quale l’ordinaria amministrazione ha una parte
prevalente, ma noi viviamo in momenti che lasciano poco
campo alla fantasia e d’altro canto io sono un ingegnere
e considero la solidità dei muri maestri, requisito
essenziale di una costruzione stabile.
Cogliendo la felice occasione che questa Assemblea mi
offre di parlare al mio Distretto, porgo ora a tutti il
più affettuoso saluto: ai presenti, e in particolare
alle gentili e care Signore, che danno un così valido
contributo di affettuosa collaborazione al nostro
lavoro, ai giovani, certezza della nostra continuità, a
coloro i quali per ragioni di età, di salute, per
imprescindibili impegni di lavoro non hanno potuto
partecipare ed anche agli altri, a quelli che, pur
potendo, non sono oggi fra noi e vorrei che per bocca
dei Presidenti giungesse loro come un fraterno richiamo
a non disertare la nostra famiglia, specialmente quando
questa chiama a raccolta per rendere più salda e più
operante l’unione dei suoi componenti.
E interpretando anche il vostro sentimento, rivolgo un
saluto affettuoso al Presidente Internazionale Carter
che lascia la carica e a Robbins che gli subentra, al
carissimo Past Presidente Internazionale Lang, ai Past
Vice Presidenti Internazionali Bolelli e Venzo, ai Past
Governatori, all’amico Vitaliano Valenti al quale l’anno
prossimo passerò le consegne del Distretto.
Fra qualche giorno inizierò le visite ai Club,
accompagnato da mia moglie Franca, vicina a me come
sempre per dividere le fatiche e le gioie del mio
lavoro. Verremo a trovarvi nelle vostre sedi, desiderosi
di ricevere un’accoglienza cordiale, ma semplice, senza
particolari preparativi, senza protocollo. E se saranno
con voi le vostre mogli, i vostri figli, ne saremo
felici perché, lo ripeto, il Rotary è essenzialmente una
grande famiglia nella quale è motivo di gioia trovarsi
tutti riuniti e ne tradirebbe lo spirito chi pensasse
invece di farne un’accademia o peggio ancora un ritrovo
mondano.
Prima di terminare il mio discorso, consentitemi una
breve rievocazione della recente, indimenticabile
esperienza vissuta a Lake Placid: la scuola dei nuovi
Governatori.
Superati in un balzo di poche ore i diecimila chilometri
di distanza, sono entrato nella Club House, l’Albergo
Collegio che ci ospitava, con il mio bagaglio di
preoccupazioni e di anni, con un senso di scanzonato
scetticismo, difetto o virtù di noi toscani, per il
sistema di vita e di insegnamento al quale avrei dovuto
assoggettarmi. Mi sono avventurato non senza riservata
perplessità nella folla di colleghi che non conoscevo,
che parlavano lingue per la massima parte a me
incomprensibili e che a giudicare dal sorriso a fior di
labbra che ci scambiavamo, dovevano provare le mie
stesse impressioni.
Ma la mattina seguente eravamo tutti riuniti
nell’Auditorium, allineati nei nostri banchi e tenendoci
alle spalle, cantavamo i cori di introduzione costituiti
in prevalenza da motivi di canzoni italiane ai quali
ognuno di noi attribuiva in libertà le parole della
propria lingua.
Io penso che non a caso sia stata introdotta questa
consuetudine che può far sorridere. Ci disponevamo al
lavoro con letizia e nell’abbraccio dei nuovi amici
comprendevamo anche quelli lontani, nelle parole era un
ricordo alla famiglia, alla patria e forse nella musica
la dolcezza di una preghiera mattutina.
E così ci sentimmo amici, sereni, giovani come ai tempi
della prima scuola; da allora fu più facile comprendersi
e stringere rapporti di vera cordialità.
Al termine del corso ci siamo salutati con l’affettuosa
amarezza con la quale i membri di una stessa famiglia si
separano per prendere ciascuno la propria strada.
Questo è forse il più prezioso insegnamento che ho
ricevuto alla scuola dei nuovi Governatori.
Ricordo di un rotariano straniero il quale,
accomiatandosi dal Presidente del Club che lo aveva
ospitato, lo ringraziò dicendogli: “Il calore della tua
stretta di mano mi ha nutrito più della tua mensa”.
Ma io aggiungo che il calore della stretta di mano ha il
linguaggio universale dell’amicizia, un linguaggio che
tutti possiamo comprendere, solo che ci sostenga la
sincerità e il sentimento di vera fraternità che nel
Rotary è norma di vita.
E poiché il conformarsi a questa norma è motivo di
gioia, accogliamo dunque e facciamo nostra durante
questo anno che ci sta davanti l’esortazione del
Presidente Robbins: “Ravviviamo lo spirito del Rotary”. |