Relazione di Luigi Socini Guelfi all’Assemblea del Distretto 187
Prato, 22-23 Giugno 1974
Cari amici rotariani,
il tempo corre veloce e già un anno è passato dalla mia designazione a Governatore, nel corso del primo Congresso del Distretto a Firenze.
Un anno ricco di attività, di realizzazioni, di vicende liete e tristi; un anno fecondo di vita rotariana che pure in un clima di crescenti difficoltà ha visto il nostro Distretto sempre più forte, sempre più unito, sempre più impegnato, come abbiamo potuto constatare dalla bella relazione che il Governatore Galletti ha fatto ieri all’Assemblea.
Siamo giunti così al momento da me desiderato e temuto di assumere la direzione del Distretto. Desiderato perché in quest’anno di attesa e di preparazione ho predisposto un programma di attività che sono ansioso di realizzare con la indispensabile, fraterna collaborazione di tutti i rotariani; temuto perché si tratta di un compito non facile che l’opera valorosa dei miei predecessori ha posto su un piano così elevato da rendermi veramente perplesso sulle mie capacità di adeguamento.
Questo annuale avvicendarsi nelle cariche rotariane richiama ogni volta alla mente il succedersi delle staffette, felice richiamo perché al pari delle staffette noi riceviamo una fiaccola di idealità che dobbiamo portare senza soste sempre più avanti.
Questa fiaccola avrei dovuto riceverla dalle mani dell’amico Battistini, il quale con tanto fervore e con tanto prestigio aveva iniziato la sua tappa, prodigando le virtù della sua mente e del suo cuore nell’assolvimento di un servizio che egli sentiva in funzione di alto magistero, ma è stato proprio il suo cuore generoso a cedere allo sforzo che la instancabile volontà di andare sempre più oltre, ha reso superiore alle sue possibilità.
Da allora egli si è appartato pur rimanendo spiritualmente vicino a noi, confortato dall’assistenza affettuosa e coraggiosa della sua compagna, la signora Enrica, che desidero ricordare con un sentimento di profonda ammirazione e additare come esempio di virtù rotariana perché in lei il servire si è esaltato nella solidale fraternità del dolore e nella dolce sollecitudine materna.
Massimo Galletti ha così dovuto riprendere l’incarico che nell’anno 1972-73 aveva assolto nella maniera migliore, con la signorilità e la saggezza che gli sono proprie. A lui va il merito di avere tenuto a battesimo il nostro Distretto, che anche in virtù della sua opera avveduta poté realizzare fin dal primo anno di vita una valida ed operante unità.
Ora questa sua opera si è accresciuta di nuovi meriti perché egli ha accettato di servire ancora, senza misurare il sacrificio, conducendo a termine con rinnovata dedizione il compito che Battistini aveva dovuto interrompere e lo ha fatto anche questa volta nella maniera migliore.
E so di non sminuire il riconoscimento dei suoi meriti se lo associo nella nostra considerazione alla cara signora Lidia, che lo ha accompagnato nelle sue numerose peregrinazioni, dando a lui l’incoraggiamento della sua presenza e a noi il piacere di accoglierla nuovamente nei nostri Club.
Nel confermare ai Governatori Battistini e Galletti i sentimenti di gratitudine di tutto il Distretto, non posso dimenticare l’opera preziosa e valorosa dei loro diretti collaboratori, i rispettivi Segretari Belletti e Ariani, i quali si sono prodigati con quella competenza e con quella sollecitudine che tutti abbiamo avuto larga possibilità di apprezzare.
L’Assemblea annuale del Distretto rappresenta il primo incontro ufficiale fra il Governatore e gli esponenti dei Club eletti per l’anno che sta per iniziare ed è in questa occasione che si deve stabilire un rapporto di reciproca stima e di schietta collaborazione, premessa indispensabile per un proficuo lavoro.
Siamo riuniti nella bella città di Prato che ha nobili tradizioni di operosità e di cordiale ospitalità e proprio per queste virtù, così congeniali allo spirito Rotariano, io ritengo che sia stata felicemente scelta a sede del nostro più importante incontro annuale, nel corso del quale vengono fissate le direttrici del lavoro che dovremo poi svolgere con serena cordialità di azione, così da rendere più facile e più gradito il successo.

Forse mai l’umanità è stata percorsa da eventi di così vasta portata come quelli che stiamo vivendo.
Conquiste scientifiche hanno aperto orizzonti nuovi, nuove istanze politiche e sociali, profondi turbamenti economici hanno creato problemi sempre più urgenti e la ricerca di un orientamento si realizza faticosamente in un clima di inquietudine e di incertezza che pone a dura prova la serenità del nostro lavoro, la fiducia del nostro avvenire e la nostra stessa pace.
In questo contesto l’idea rotariana si colloca con parole di umiltà ed insieme di grande dignità.
Servire dimenticando se stessi.
Servire perché le energie che assai spesso si esauriscono nella lotta sterile e nella incomprensione che divide, possano invece raccogliersi e potenziarsi per il più rapido conseguimento di risultati, capaci di dare al mondo un durevole assetto di maggior progresso, di stabilità economica, una nuova serenità, una fiducia che insieme alla libertà e alla pace rappresentano le istanze di ogni uomo civile.
E come questa azione debba svolgersi ce lo ha detto William Carter nel messaggio col quale or è un anno impartiva le sue direttive, assumendo la Presidenza del Rotary International: “Cerchiamo quello che ci unisce, non quello che ci divide”. Per gli uomini di buona volontà assai superiori sono i motivi di unione rispetto a quelli di divisione.
Ma il presupposto dell’unione è la conoscenza, che è poi anche il presupposto dell’amicizia, dalla quale nasce la vera collaborazione.
Bisogna dunque promuovere questa conoscenza incominciando da noi, dai nostri Club, dai nostri Distretti.
Pochi giorni or sono, all’Assemblea Internazionale a Lake Placid, il nuovo Presidente William Robbins, riprendendo la esortazione del suo predecessore, per quella logica continuità di azione che ha caratterizzato i 70 anni di vita e di affermazione del Rotary, impartiva a tutti i Governatori ed a nostro mezzo a tutti i Rotariani, la consegna per il nuovo anno che deve costituire il filo conduttore della nostra azione: “Ravvivate lo spirito del Rotary” e nei sette punti seguenti indicava la via da percorrere:
- formando degli uomini;
- aumentando il numero dei soci di qualità;
- organizzando nuovi Club;
- lavorando con i giovani;
- cercando di seguire la vostra propria via verso la pace;
- vivendo lo spirito del Rotary in tutto ciò che fate;
- interessandovi personalmente della vostra comunità.

Non è in questa sede che si può procedere ad un’analisi approfondita di queste direttive al fine di trarne quanto può esserci utile per meglio orientare la nostra azione. Lo faremo nel corso dell’anno in apposite riunioni e sarà materia di trattazione nella mia lettera mensile e di discussione nelle riunioni di Club.
A noi preme ora di raccogliere l’essenza di questa consegna che impegna tutti noi che crediamo nel Rotary e che traccia un programma di lavoro stimolante, nel quale l’efficienza del Club si pone come condizione essenziale.
Ventiquattro anni di appartenenza al Rotary mi consentono di affermare senza tema di dubbio che un Club non è in grado di assolvere la sua vera funzione se tutti i soci non sono legati da stima e da sincera amicizia, così come un Governatore non può assolvere adeguatamente il suo compito se non promuove la più larga conoscenza fra i Club del suo Distretto, facilitando in pari tempo i rapporti con gli altri Distretti.
La mia azione di Governatore tenderà dunque a svilupparsi in tale direzione, certo della consapevole collaborazione di tutti voi.
Nel rispetto dell’affermazione pronunziata dal Consiglio centrale del Rotary International 1962-63, che confermava la sostanziale autonomia dei Rotary Club, cercheremo insieme di coordinarne l’attività, di promuovere iniziative per renderne più efficace l’opera, più uniforme l’ordinamento, facilitando in pari tempo non solo i Club-contatto e gli Interclub, dentro e fuori del Distretto, ma anche quelli interpaese, i forum di studi, affinché l’intervento del Rotary in problemi di interesse umano, sociale, economico, culturale, tecnico e scientifico sia incisivo e tenuto nella giusta considerazione.
Dovremo poi curare con particolare sollecitudine i rapporti con i giovani; per assicurare la continuità di una buona piantagione, bisogna disporre di un buon vivaio.
Ed ecco quindi la seconda consegna: un Rotaract, un Interact a completamento di ogni Club.
So che sussistono difficoltà di varia natura. Ci sono state esperienze non favorevoli e ci sono premesse che lasciano motivo a incertezze. Esamineremo, in reciproca buona volontà, caso per caso in occasione della mia visita, e se necessario tornerò da voi per valutare e possibilmente superare queste difficoltà.
A proposito di giovani ricordo la Rotary Foundation e le Borse di Studio che sono certo fra le iniziative più congeniali e più importanti, ma che richiedono un attivo interessamento.
L’assiduità alle consuete riunioni è indubbiamente un indice della efficienza del Club. Nel rispetto delle norme statutarie, spetta ai Presidenti ed ai rispettivi Consigli di esaminare la posizione di ogni socio tenendo anche conto dell’anzianità e dei meriti, ma intervenendo con decisione nei confronti dei nuovi ammessi negligenti e degli assenti abituali ingiustificabili.
Al Rotary si appartiene non per ambizione o per ricavarne vantaggi, ma per servire.
Per accrescere il nostro prezioso patrimonio di conoscenze e di amicizie affido ora alla vostra sensibilità una terza consegna: nel corso di quest’anno, ogni rotariano partecipi almeno ad una riunione di Club diverso da quello di appartenenza.
E infine, ripetendo le parole di Robbins, la quarta ed ultima consegna: “Organizziamo nuovi Club, aumentiamo il numero dei Soci di qualità: se l’aumento si arresta comincia il declino”.
I Club eccessivamente grandi per territorio e per numero di soci, difficilmente conservano una soddisfacente funzionalità. Le riunioni sono meno produttive in senso rotariano, i rapporti di conoscenza e di amicizia fra i soci sono meno approfonditi ed anche i dirigenti non possono seguire da vicino l’attività, l’assiduità dei propri iscritti.
La ricerca di nuovi soci è poi meno accurata se il comprensorio del club è relativamente troppo vasto. Bisogna avere il senso della giusta misura ed accogliere la nascita di un nuovo Club con gioia, non come una rinunzia.
Quanto all’acquisizione di nuovi soci, occorre operare con avvedutezza. Ricordiamoci che il Rotary deve raccogliere persone qualificate, i cui requisiti sono ben precisati dai nostri statuti. E’ necessario rendere abbondante questa raccolta, ma non trascurare la qualità.
Vi segnalo altresì l’opportunità di tenere in maggiore considerazione la categoria dei soci attivi aggiunti che può risolvere problemi di classifiche e dar modo di accrescere utilmente i nostri effettivi.
Non poche difficoltà finanziarie si presenteranno tanto ai Club quanto al Distretto per la crescente lievitazione dei costi e dovremo superarle. D’altro canto un programma che non tenesse conto della spesa relativa, si concreterebbe fatalmente in una enunciazione teorica, ma il ricorso a maggiori entrate non dovrà andare disgiunto da ogni possibile economia che tutti accetteremo con spirito di comprensione.
Nel corso dell’anno ho in programma di tenere frequenti contatti con i dirigenti dei Club e gioverà a questo fine la ripartizione in gruppi disposta per affinità di caratteristiche e di problemi e per facilità di comunicazioni.
Annunziare a questo punto la promozione di particolari iniziative sarebbe venir meno al programma di azione concordata che mi sono proposto, ma voglio ricordarvi che in ottobre si svolgerà la celebrazione del Centenario della nascita di Guglielmo Marconi, promossa dai Club di Bologna in unione col 187° Distretto e con tutti gli altri Distretti italiani.
Se è vero che il genio di Marconi si colloca fra quanti hanno dato all’umanità il più alto contributo per una nuova civiltà, nella quale l’opera del nostro Grande è fondamento e mezzo di ogni ulteriore realizzazione, talché egli appartiene ormai al mondo intero, è altrettanto vero che la sua patria è l’Italia, che in terra di Bologna egli nacque e compì la sua preparazione, militò nel Rotary ed era naturale che il Rotary di Bologna insieme a quelli di tutta Italia, assumesse l’impegno di ricordarlo degnamente, contrapponendo il suo legittimo orgoglio ad un meschino sentimento di parte che avrebbe rischiato di lasciar passare sotto silenzio questa data.
Durante questo anno tre Club: Firenze, Livorno e Parma compiranno mezzo secolo di vita e noi dovremo festeggiarli non solo per il traguardo raggiunto con un brillante stato di servizio, ma anche per essere stati i primi a portare e a divulgare nel nostro Distretto l’idea rotariana.
Il Congresso del Distretto si svolgerà a Punta Ala dal 16 al 18 Maggio e l’Assemblea la terremo a Ferrara nei giorni 21 e 22 Giugno.
Queste due sedi sono state scelte non solo tenendo conto delle loro possibilità ricettive, ma anche della piacevole ospitalità che sono in grado di offrire.
Ferrara, la città estense, culla di artisti insigni che hanno esaltato la sua bellezza e onorato la sua fama; la città dai meravigliosi palazzi che alla delicata armonia delle linee architettoniche aggiungono la raccolta serenità dei cortili, dove lo spirito di chi vi si rifugia, sottraendosi al clamore della vita esterna, ritrova una pace che sembrava perduta.
Punta Ala, un lembo di Maremma toscana proteso sul mare, dove le opere murarie si nascondono fra gli alberi per timore di ferire la bellezza della foresta, nella quale il cinghiale regna ancora con l’accigliata espressione di un antico feudatario. Un lembo di terra grossetana, che è un po’ anche la mia terra.
Queste qualità, aggiunte all’impegno dei rispettivi Club di offrire una cordiale accoglienza, garantiscono la scelta felice e insieme il risultato più soddisfacente.

Cari amici,
questo è il mio programma di lavoro. Un programma nel quale l’ordinaria amministrazione ha una parte prevalente, ma noi viviamo in momenti che lasciano poco campo alla fantasia e d’altro canto io sono un ingegnere e considero la solidità dei muri maestri, requisito essenziale di una costruzione stabile.
Cogliendo la felice occasione che questa Assemblea mi offre di parlare al mio Distretto, porgo ora a tutti il più affettuoso saluto: ai presenti, e in particolare alle gentili e care Signore, che danno un così valido contributo di affettuosa collaborazione al nostro lavoro, ai giovani, certezza della nostra continuità, a coloro i quali per ragioni di età, di salute, per imprescindibili impegni di lavoro non hanno potuto partecipare ed anche agli altri, a quelli che, pur potendo, non sono oggi fra noi e vorrei che per bocca dei Presidenti giungesse loro come un fraterno richiamo a non disertare la nostra famiglia, specialmente quando questa chiama a raccolta per rendere più salda e più operante l’unione dei suoi componenti.
E interpretando anche il vostro sentimento, rivolgo un saluto affettuoso al Presidente Internazionale Carter che lascia la carica e a Robbins che gli subentra, al carissimo Past Presidente Internazionale Lang, ai Past Vice Presidenti Internazionali Bolelli e Venzo, ai Past Governatori, all’amico Vitaliano Valenti al quale l’anno prossimo passerò le consegne del Distretto.
Fra qualche giorno inizierò le visite ai Club, accompagnato da mia moglie Franca, vicina a me come sempre per dividere le fatiche e le gioie del mio lavoro. Verremo a trovarvi nelle vostre sedi, desiderosi di ricevere un’accoglienza cordiale, ma semplice, senza particolari preparativi, senza protocollo. E se saranno con voi le vostre mogli, i vostri figli, ne saremo felici perché, lo ripeto, il Rotary è essenzialmente una grande famiglia nella quale è motivo di gioia trovarsi tutti riuniti e ne tradirebbe lo spirito chi pensasse invece di farne un’accademia o peggio ancora un ritrovo mondano.
Prima di terminare il mio discorso, consentitemi una breve rievocazione della recente, indimenticabile esperienza vissuta a Lake Placid: la scuola dei nuovi Governatori.
Superati in un balzo di poche ore i diecimila chilometri di distanza, sono entrato nella Club House, l’Albergo Collegio che ci ospitava, con il mio bagaglio di preoccupazioni e di anni, con un senso di scanzonato scetticismo, difetto o virtù di noi toscani, per il sistema di vita e di insegnamento al quale avrei dovuto assoggettarmi. Mi sono avventurato non senza riservata perplessità nella folla di colleghi che non conoscevo, che parlavano lingue per la massima parte a me incomprensibili e che a giudicare dal sorriso a fior di labbra che ci scambiavamo, dovevano provare le mie stesse impressioni.
Ma la mattina seguente eravamo tutti riuniti nell’Auditorium, allineati nei nostri banchi e tenendoci alle spalle, cantavamo i cori di introduzione costituiti in prevalenza da motivi di canzoni italiane ai quali ognuno di noi attribuiva in libertà le parole della propria lingua.
Io penso che non a caso sia stata introdotta questa consuetudine che può far sorridere. Ci disponevamo al lavoro con letizia e nell’abbraccio dei nuovi amici comprendevamo anche quelli lontani, nelle parole era un ricordo alla famiglia, alla patria e forse nella musica la dolcezza di una preghiera mattutina.
E così ci sentimmo amici, sereni, giovani come ai tempi della prima scuola; da allora fu più facile comprendersi e stringere rapporti di vera cordialità.
Al termine del corso ci siamo salutati con l’affettuosa amarezza con la quale i membri di una stessa famiglia si separano per prendere ciascuno la propria strada.
Questo è forse il più prezioso insegnamento che ho ricevuto alla scuola dei nuovi Governatori.
Ricordo di un rotariano straniero il quale, accomiatandosi dal Presidente del Club che lo aveva ospitato, lo ringraziò dicendogli: “Il calore della tua stretta di mano mi ha nutrito più della tua mensa”.
Ma io aggiungo che il calore della stretta di mano ha il linguaggio universale dell’amicizia, un linguaggio che tutti possiamo comprendere, solo che ci sostenga la sincerità e il sentimento di vera fraternità che nel Rotary è norma di vita.
E poiché il conformarsi a questa norma è motivo di gioia, accogliamo dunque e facciamo nostra durante questo anno che ci sta davanti l’esortazione del Presidente Robbins: “Ravviviamo lo spirito del Rotary”.