Relazione di Francesco Guzzinati all’Assemblea del Distretto 207
San Marino, 25-26 Giugno 1977
Da qualche anno i Governatori nei loro discorsi di insediamento alla guida del Distretto hanno messo in evidenza il momento difficile attraversato dal nostro Paese, che il Rotary non poteva ignorare. Purtroppo questa realtà amaramente vera ieri è diventata oggi drammatica e giorno per giorno la terra brucia intorno a noi. Non certo a voi che questa realtà quotidianamente vivete e soffrite io ripeterò le linee di un panorama oscuro che è davanti agli occhi di tutti, se non per ricordare la violenza sempre più indiscriminata che sparge rovine e miete vittime; i giovani disorientati e delusi nelle loro legittime aspettative, sbattuti fra l’inganno della pedagogia del facilismo e l’incognita di un avvenire tutt’altro che rassicurante; la scuola e la Università che faticosamente ricercano una nuova cittadinanza nella cultura e nelle professioni; le istituzioni aggredite e minate da mali che vengono da lontano e sono ora esplosi con una virulenza che non risparmia un solo angolo della vita del Paese; l’economia a pezzi, l’iniziativa privata avvilita, i vecchi principi del vivere civile frantumati, la libertà minacciata e insidiata , dopo che quella individuale è ogni giorno turbata da rapine, aggressioni, rapimenti e violenze di ogni genere; lo Stato stesso nella sua entità etica e giuridica umiliato e sconfitto, come hanno dimostrato fatti recenti; le coscienze di molti intorpidite, di molti altri invigliacchite, di troppi disposte al compromesso in baratto di un quieto vivere.
Questa realtà ha tutti i crismi per giustificare lo sgomento, ma agita anche i fermenti per alimentare la resistenza e la riscossa; una realtà di fronte alla quale il pessimismo e l’ottimismo sono egualmente pericolosi e per fronteggiare la quale saldi i nervi, lucida la volontà,pulita la coscienza. Tiziano scriveva che nella vita “l’importante è sapere la propria ora”. Noi come cittadini sappiamo di vivere un’ora difficile, come rotariani sappiamo di essere portatori di un’idea che non offre rimedi miracolosi, né soluzioni rapide, né scoperte improvvise, ma ci pone in condizione di dare un valido contributo per migliorare anche in questi momenti, proprio in questi momenti, la qualità della vita. E’ in momenti come questi che si consolida la fede di chi crede in un’idea e, viceversa, vengono a galla le tiepidezze, le fragilità e gli opportunismi; è in momenti come questi che si realizzano per processo naturale le verifiche della amicizia, della disponibilità al servizio, dell’amore per la libertà. Vorrei dire che proprio perché i tempi sono duri e l’avvenire oscuro, più esaltante è il servizio che siamo chiamati a svolgere, più stimolata l’azione che il Rotary si attende da noi.
Cinquant’anni fa, Raymond Knoeppel, che fu membro del Board del R.I., ebbe a dire: “la filosofia rotariana e gli ideali del Rotary sono basati sull’amicizia e sul servire; da essi discendono tutte le azioni del Rotary: Ma a queste idee direttrici devono innestarsi una vasta conoscenza e un profondo amore per l’umanità, perché quando l’amicizia e il servizio sono utilizzati a ragion veduta, essi ci portano diritti allo scopo del Rotary”.
Il Presidente Internazionale Bob Manchester, venendo in visita in Italia quest’anno, ha affermato che “un uomo non ha il diritto di vivere in una comunità, approfittare di tutte le buone cose della vita senza dare qualcosa del proprio tempo, del proprio talento, delle proprie energie e dei propri mezzi a beneficio di tutti………”
Attraverso queste parole vi rendete conto, amici, come il nostro credo sia universale, compatibile con tutte le religioni e con tutte le politiche, perché pone l’uomo al centro del nostro microcosmo. Servire vuol dire uscire dal proprio egoismo, vuol dire avere costantemente presente che viviamo in una collettività nella quale ognuno ha bisogno dell’altro e ognuno può dare qualche cosa al suo prossimo; vuol dire formulare in termini nuovi la prospettiva di una solidarietà che tutti ci accomuna in una costante azione di progresso civile e di calore umano.
Leon Battista Alberti, il grande architetto di radice fiorentina – quindi di casa nostra – cinque secoli fa insegnava che “un uomo può fare tutto perché lo voglia”. Ebbene noi che come rotariani abbiamo accettato per libera scelta il dovere di servire e rappresentiamo tutte le categorie professionali, molto possiamo fare e molto possiamo realizzare, definendo per quel che ci riguarda, nei suoi contenuti più immediati il lavoro che ci attende sui problemi concreti della realtà, mobilitando a questo scopo le nostre energie e le nostre intelligenze. Certo, amici, così poste le premesse del nostro lavoro, bisogna assumere le nostre responsabilità di dirigenti rotariani con impegno consapevole, con volontà ben determinata, con il convincimento di assolvere ad una delicata funzione di operante presenza sociale; bisogna che voi sappiate trasfondere nei soci dei vostri Club questa responsabilizzazione e questa consapevolezza; bisogna persuadere i soci ad avere il coraggio e la lealtà di guardarsi dentro e decidere una volta per tutte se intendono seguire il Rotary su questa strada o se preferiscono prendere altra rispettata anche se incresciosa decisione.
Non vi sembrino dure queste mie parole. Io vi parlo con estrema umiltà, ma con la fermezza che scaturisce dal credere nel rotary. Io non vi chiedo e non vi chiederò di realizzare cose difficili; chiedo a voi e ai rotariani che qui rappresentate una professione di fedeltà; dico meglio l’esercizio concreto di questa fedeltà al Rotary, la sincerità degli intenti, l’impegno di essere e di sentirvi rotariani ogni giorno e dovunque.
So bene, amici, di non dire cose nuove, so bene che già esse sono state ancora e autorevolmente dette, ma ritengo che sia tempo di por fine alle indulgenze ed alle tolleranze eccessive. Quando chiediamo assiduità alle riunioni, chiediamo una prova di amicizia, dico meglio, l’esercizio dell’amicizia; non chiediamo solo la presenza fisica, chiediamo la partecipazione. Voi conoscete le polemiche recenti arrivate anche sui grandi organi di informazione in ordine all’attualità del Rotary e alla sua necessità do rinnovarsi. Io credo di trovarvi coscienti se dico che il Rotary è oggi più che mai attuale e la vera necessità di rinnovarsi – se questo può essere considerato un rinnovamento – è quella di recidere i rami secchi e di acquisire elementi nuovi ed entusiastici. Siamo nel mondo poco più di ottocentomila; questo numero così limitato non deve farci peccare di orgoglio e di presunzione. Non deve significare, cioè, che solo questi 800 mila sono degni di essere rotariani. Significa, invece, che molto vi è ancora da fare per espanderci sia come numero di rotariani sia come numero di Club. Il vecchi slogan “pochi ma buoni” deve essere sostituito da quello più moderno e coerente con l’odierno sviluppo della società di “numerosi e buoni”, come ha auspicato nel suo vivace e appassionato intervento sullo sviluppo dell’effettivo all’Assemblea di Boca Raton Roby Bocciardo, il quale ha concluso affermando che almeno diecimilioni potrebbero essere i rotariani nel mondo. Una prima meta indicata è, dunque, l’espansione del Rotary, fatta salva sempre ed anzi migliorata la qualità dei rotariani.
Il Presidente Manchester ha esortato i rotariani del mondo intero a ritornare alle origini. Ritornare alle origini non può che significare tornare all’autentica fedeltà ai principi rotariani come già ho detto; alla semplicità con la quale il Rotary venne concepito e attuato dal suo fondatore.
Per ottenere questo dobbiamo essere intransigenti con i nostri principi istituzionali senza consentire alla inadempienza dei doveri fondamentali. Solo così potremo affrontare un serio programma di azione professionale e di interesse pubblico che insieme a quella internazionale sono le colonne portanti della nostra attività nella comunità e per la comunità.
Il Rotary è e resterà attuale a patto che, dopo essere uscito dai salotti e dopo avere abbandonato la retorica di alcune manifestazioni più appariscenti che concrete, saprà dare alle parole lo spessore dei fatti e noi sapremo tenere sotto costante ascolto il respiro della società per ottenere una presenza reale efficace e continua, misurandoci concretamente con i problemi concreti, facendoci conoscere, proponendo a tutti i livelli soluzioni di problemi che altri tentano di mascherare, con vigilanza e attenzioni continue sicché non vi sia spazio senza la nostra presenza; senza d’altra parte perdere di ista i limiti della nostra azione, che è e rimane di servizio. Sarebbe grave e pregiudizievole errore pensare che il Rotary possa fare ciò che è compito dei poteri costituiti delle comunità; una siffatta presunzione sarebbe dannosa quanto l’assenza e l’inerzia.
Ho letto da qualche parte una frase densa di significato: “se alla notte dormiremo vuol dire che accettiamo quello che succede”. Leggetela anche voi, amici, nella chiave che più vi aggrada facendo un rapido esame di coscienza. Forse anche noi abbiamo dormito, intorpiditi dall’opaca inerzia del disinteresse o del tornaconto. Se ciò è stato, possiamo rimediare; ogni giorno vede un’alba nuova; ogni inizio di anno rotariano vede in quest’assemblea la gioia di un rinnovato entusiasmo e il proposito di un lavoro serio e proficuo. Non salveremo la Patria, ma faremo il duplice dovere di cittadini e di rotariani.
Quello che accade a noi nel mondo è talmente vario e complesso che certamente non occorre uno sforzo di fantasia per impostare il programma di lavoro per il nuovo anno, che il Presidente Internazionale Jack Davis ha riassunto nel suo messaggio: servire per unire l’umanità, mettendo a frutto con larghezza di vedute e con tutte le nostre forze la ricca eredità lasciataci da uomini impegnati e mossi da grandi ideali. Ogni essere umano – egli ha detto – ha una sua dignità e un suo valore morale. Sviluppiamo, perciò, e diffondiamo le nostre idee e le nostre decisioni, i nostri programmi e le nostre attività rispondendo all’ideale del servire verso i nostri consimili. Ora, amici, l’umanità siamo anche noi, noi come parte molecolare dei miliardi di uomini che vivono sulla terra, noi come protagonisti della vicenda umana che si compie e si consuma giorno dopo giorno nelle grandi e nelle piccole vicissitudini della vita. Perciò il messaggio presidenziale di così vasto respiro non postula, se non come fine ultimo e risultanza globale delle infinite attività individuali, azioni eccezionali ed eroiche, molto più semplicemente stimola ciascuno a mettere a frutto a favore del prossimo quelle capacità individuali di servizio che ciascuno naturalmente possiede; a riconoscere e tradurre in realtà la possibilità offerta dal Rotary di promuovere la buona volontà e la comprensione anche in campo internazionale; a partecipare ai programmi del Rotary articolati attraverso il sistema delle classifiche che promuovono la unità nella diversità, realizzando così un comune sforzo di servizio a favore dell’umanità.
Assai semplicemente ed efficacemente il messaggio esprime l’equazione: Rotary eguale a premura e sollecitudine verso gli altri. Se noi sapremo attuarlo giornalmente, sistematicamente ciascuno nell’esercizio della propria attività professionale avremo realizzato l’obiettivo del Rotary e alla fine del nostro anno potremo dire di aver veramente fatto il nostro dovere.
All’Assemblea di Boca Raton e al Congresso di San Francisco vi posso dire di avere veramente respirato a pieni polmoni un’aria diversa, di avere sentito l’abbraccio di una fratellanza nuova, di avere avvertito un entusiasmo rotariano non occasionale e trionfalistico, ma espressione di consuetudine di vita, purtroppo non sempre presente fra noi; di avere toccato con mano la forza e il dinamismo di un vincolo internazionale naturale e sincero. Ho potuto personalmente constatare che cosa rappresenti nel mondo la Rotary Foundation non solo attraverso le richieste di mandare giovani nel nostro paese e di ospitare nostri giovani, ma attraverso un autentico pullulare do Paul Harris Fellow, il cui conferimento è considerato un modo consueto e normale di solennizzare eventi della vita familiare o di onorare amici e parenti, tanto che ho potuto vedere il distintivo all’occhiello di molte mogli di rotariani. Da questa esperienza americana, al di là delle riunioni ufficiali dei gruppi di discussione e delle riunioni plenarie, ho tratto un grande insegnamento di spirito e di fede rotariani. Questo spirito e questa fede vorrei essere capace di trasfondere in voi nel momento in cui iniziamo insieme la nuova fatica con un grande abbraccio ideale dicendovi: buon lavoro!